Qui sulle rive dell’Arno è ancora forte l’immagine di Ivan Graziani immerso a osservare, passeggiando sul Ponte Vecchio, i ragazzi con fogli e matite che disegnano l’arte tutta intorno. Anche lui era uno di quei «ragazzi». E nei tanti giorni passati nella nostra città con l’amico Franco, pellettiere di via Doni, a coltivare la sua seconda passione — i colori, dopo la musica — è lì che incrociò lo sguardo con quello triste di una studentessa che gli veniva incontro. E Firenze (canzone triste) vide la luce: «Firenze lo sai, non è servita a cambiarla...» Nell’anno in cui Ivan Graziani avrebbe spento 80 candeline, il figlio Filippo ha riportato in scena il suo repertorio al Teatro Puccini di Firenze. E sul palco, a sorpresa, è salita Irene Grandi.
«C’è sempre un filo di nostalgia nelle sue canzoni – ha detto Filippo Graziani al Corriere Fiorentino - Perché il suo racconto attinge a ricordi di infanzia e adolescenza, ma “nostalgico” è un termine con cui non sono mai riuscito a far pace. Vedo la musica di mio padre come una finestra su tempi che non ci sono più, un periodo della vita fresco di emozioni. Avanguardista sì ma nel senso che aveva la capacità di mischiare gli ingredienti in maniera diversa dai suoi colleghi. Forse perché nasce chitarrista, e dopo diventa cantautore, non il contrario: una maniera anglo-americana che in Italia non attecchiva». Nel video alcuni momenti del concerto al Teatro Puccini