Mohamed Morsi come Hosni Mubarak. Mentre il maresciallo Abdel Fatah al Sisi corre verso la presidenza dell’Egitto, l’ex Presidente deposto viene condotto – ripreso dalla tv di Stato – di fronte a un tribunale.
È accusato di aver ricevuto l’aiuto di Hamas per evadere del carcere nel 2011 e di aver causato la morte di diversi agenti di polizia penitenziaria.
“Abbasso i militari, sono io il presidente”, ha gridato ai giudici che potrebbero condannarlo alla pena di morte.
All’esterno dell’accademia di polizia al Cairo, le due anime dell’Egitto continuano a darsi battaglia. Nel segno degli attentati jihadisti contro le forze armate è stato ucciso un consigliere del ministro dell’Interno.
Potrebbe essere la risposta alla repressione condotta dall’esercito contro i Fratelli musulmani nel terzo anniversario della rivoluzione. Il 25 gennaio scorso oltre 60 persone sono state uccise negli scontri.
Il futuro del Paese diviso in due fazioni è nella mani di Abdel Fatah al Sisi. Il maresciallo, fresco di nomina, ha incassato l’invito del Supremo consiglio militare a candidarsi alla presidenza.
Con i Fratelli musulmani fuori gioco e la piazza dalla sua parte, sarà, a meno di clamorose sorprese, il prossimo capo di Stato.